top of page

Per non dimenticare..

  • Immagine del redattore: Francesca Layla Biundo
    Francesca Layla Biundo
  • 3 feb 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Cosa si può dire della morte del proprio animale da compagnia? Come accostare il discorso della transitorietà dell’esistenza umana alla scomparsa di un “semplice” animale? Si potrebbe obiettare che alla sua morte non si possono effettuare tutti i riti che spettano agli esseri umani. Ma questa obiezione non ha fondamento perché subentra un vero e proprio legame: un legame d’amore. E non è proprio dell'essere umano stabilire tali legami con altri? Con i nostri animali si crea un vero e scambio affettivo, si costruisce un mondo che è lo scenario della relazione, ricco, complesso, che riveste per l’uomo un’importanza immensa sotto il profilo psicologico. Un rapporto che è vitale in quanto reciproco. Che riguarda non solo l’uomo dal momento che molti studi oramai l hanno attestato. Gli animali sono in grado di attivare operazioni cognitive ed emotive molto complesse, soprattutto i mammiferi, che sono dotati di un cervello “emotivo” sostanzialmente simile al nostro. A ciò si aggiunge che il concetto di lutto ha un significato ampio, inerente qualsiasi esperienza di perdita del legame, persino a prescindere dalla morte reale. La morte uccide una parte di noi: quella che amava quell’affetto. Non si potrà più essere uguali a prima. Il rapporto con l’animale crea un mondo comune solo ai protagonisti che lo creano e vivono, che l’esperienza della morte distrugge. Questo credo sia ancora più vero per la relazione con l’animale, perché è basato molto sul gesto e poco sulla parola, sulla comunicazione non verbale e profonda. L’elaborazione del lutto dovrà allora consistere nell’elaborazione di un nuovo rapporto con il mondo: ciò che facevamo con l’altro, che eravamo con l’altro viene letteralmente seppellito. E’ la nostra morte attraverso la morte dell’altro. In relazione ai momenti che seguono la morte hanno grande incidenza i rituali del lutto, che riconoscono la grandezza dell’evento e offrono a chi ha subito una perdita un intervallo di tempo separato dalla vita normale. Il rito è lo strumento che le culture hanno nel tempo elaborato per aiutare l’individuo ad affrontare momenti molto emotivi. Il rito rispetta il tempo interno del lutto e lo aiuta, dà significato e contiene l’emozione, è rassicurante; aiuta l’elaborazione. L’esperienza di chi perde il proprio animale è nella società occidentale quella di una rimozione e banalizzazione dei vissuti. Gli è negata la possibilità di esprimere ciò che prova perché la società non comprende e non accetta che si possa provare un legame profondo con un animale. Si vergogna, non sa bene come comportarsi. E così all’esperienza della perdita si aggiunge anche la solitudine, la sensazione di esclusione. Nessuno concepisce un congedo dal lavoro, nessuno accetta il pianto, manca un rito funebre socialmente condivisibile. La recente diffusione dei cimiteri per gli animali, o la possibilità di cremare, sono ancora poco conosciuti, non è facile reperire informazioni al riguardo e i costi sono a dir poco esagerati, se non principalmente a scopo di lucro. Non bisogna avere idee preconcette sul lutto, ancor di più sul lutto che segue la morte di un animale, codificando quanto sia opportuno o quanto convenga che duri. Quanto più emozionalmente siamo legati a chi si è perso, più sarà intenso e lungo il lutto.

Ad ognuno il suo.

 
 
 

Comments


Post in evidenza
Riprova tra un po'
Quando verranno pubblicati i post, li vedrai qui.
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
  • Google+ Basic Square
Follow me On
 
  • Facebook - White Circle
bottom of page