Inno alla NATURA
- Francesca Layla Biundo
- 13 apr 2020
- Tempo di lettura: 1 min
“Non uccidete il mare, la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo.
E chi per profitto vile fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere del lavoro.
L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore.
Dove sparendo la foresta e l’aria verde,
chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto:
Come potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra."
Poesia di Giorgio Caproni

Siamo tutti interconnessi, siamo una cosa unica con ogni elemento della natura, ogni animale, ogni vegetale e ogni minerale.
Siamo parte del clima che abbiamo mutato, degli agenti atmosferici che abbiamo stravolto, del mare che abbiamo inquinato.
Per salvare animali come il lamantino e il galagone, per salvare noi, non servono gesti eclatanti, basta cominciare a prendersi cura della terra che si ha più vicina.
Informiamoci e cambiamo le nostre abitudini.
Chi produce e crea ricchezze, specialmente per se stessi, viene premiato.
Quanto è costata quella ricchezza, chi ne ha pagato le conseguenze?
Il progresso e il benessere non dovrebbero passare dalla devastazione.
L’uomo cambia il suo habitat rendendolo ostile persino a se stesso e nel futuro non rimarrà che un ricordo del suo passaggio.
Le cose potrebbero essere diverse, se nuove generazioni abbandonassero il peggio per prendere il buono giunto a noi tramite l’esperienza di altri.
Attingere dal passato e continuare a studiare per prenderci cura del nostro presente.
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