Io non voglio che tutto torni come prima.
- Francesca Layla Biundo
- 20 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Io non voglio che tutto torni come prima.
Anni fa, quando ancora fingevo di non essere una disadattata (mai riuscita), cominciai a interessarmi di psicologia, yoga, ecovillaggi, ambiente, animali, di crescita personale e gente che abbandonava il lavoro per costruirsi un percorso tutto suo. Cercavo un’alternativa allo stile di vita nasci, consuma e crepa, perché pensavo che non occorresse essere un genio per notare che ci stavamo stringendo un nodo intorno al collo, fingendo oltretutto che fosse molto divertente.
Lavori senza senso per aziende il cui solo obiettivo è perpetuare la propria esistenza. Come i virus.
Si vive giorno per giorno per guadagnare poco e stare al chiuso sperando di avere del tempo libero per rialzare gli occhi al cielo.
Ma anche cercare di conquistarsi il privilegio di restare fuori dalla bolla è un illusione perché non va bene neanche così.
Oggi ci mettiamo la mascherina perché fino a ieri ci siamo messi il paraocchi.
La solitudine, il silenzio, avere tanto tempo per pensare e fantasticare sono stati la mia scelta obbligata a fronte di un modo di vivere imbevuto di follia autodistruttiva che, quando ho aperto gli occhi, mi ha sconvolto. Improvvisamente tutto inutile.
Questa consapevolezza ha fatto di me una persona non di rado sgradevole con chi voleva solo divertirsi e andare avanti come sempre. Di sicuro non mi ha reso più competitivo, efficiente, vincente.
E neanche una compagna di vita o una figlia migliore.
A volte mi sforzo di rientrare nei binari, e per un po’ va bene.
Ma non dura mai molto. Ho dentro questa rabbia, che a volte mi si traduce in dolori psicosomatici. E poi sono cupa, alzo la voce con chi amo, rischio di perdere le poche persone che mi stanno accanto, perché la verità è che vorrei gridare follemente tutto il giorno.
Essere vincenti in una gara verso l’autodistruzione è peggio che essere una criminale. Io voglio perdere. E voglio che perdiate anche voi.
Ma gentilmente, tutti insieme, se possibile senza scannarci.
Ecosistemi al collasso, generazioni destinate a vivere su un pianeta inospitale, estinzioni di massa, il criterio economico elevato a unico parametro decisionale. La santificazione delle malvagità.
Il dissolvimento dell’etica. Perfino quelli che cercano di vivere fuori dal sistema… pensate che siano meglio?
Nove volte su dieci anche loro (anche io, spesso) non sono che illusi contraddittori.
Hanno mollato i vecchi miraggi per aggrapparsi a nuove soluzioni semplicistiche. Chi new age, chi eco-imbecille, chi caduto nel pensiero magico.
Tutti su Facebook a illuminare il prossimo con vacui messaggi di presunta autocoscienza.
Perché sei così pessimista? Mi chiedono.
Non sono pessimista, sono triste e furiosa.
Mi sono documentata, questo è solo l’inizio.
Adesso eccoci qua chiusi in casa, in un tempo più lento, con tutte le nostre incertezze. Ma Greta era una ragazzina viziata.
Ora, naturalmente sperate che tutto si risolva senza danni irreparabili, e che poi si torni tutti alla normalità. Solo che la normalità non c’è più da decenni, i danni sono irreparabili da un pezzo.
Questa cosa non finisce qui, perché non è iniziata qui.
Questa estate il mondo intero bruciava, lo ricordate?
Oppure la faccenda è già archiviata? Amazzonia, Australia…
Abbiamo appena avuto l’inverno più caldo di sempre, un non-inverno. L’estate sarà rovente e si porterà via un bel po’ di gente.
Piangiamo per i più deboli che soccombono al virus e domani i deboli soccomberanno al caldo.
E dopodomani i deboli saremo noi.
Questa paura, io la provo da quando ho preso a studiare, a documentarmi. Quando ho capito che non potevo più essere complice di questa follia mi sono lasciata alle spalle un sacco di cose.
Tuttavia a volte la dimentico, la mia paura, non si può vivere costantemente sotto pressione. Ma è sempre lì, da tanti anni, e sarebbe il caso che iniziaste a coltivarla anche voi.
Tutti insieme, atterriti, spaventati, reattivi.
Se pensate che equivalga a perdere la ragione, siete fuori strada.
Vuol dire cominciare a cercarla. E poi, se foste tutti un po’ più pazzi, io e quelli come me, noi disadattati potremmo rilassarci un secondo, passarvi il testimone.
Io non voglio che tutto torni come prima. Non come lo intendete voi.
Io voglio che tutto questo ci cambi per sempre.
Voglio che sia amaro, faccia male e che sia una medicina.
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